Costi degli investimenti: La scelta dei fondi comuni azionari: meglio attivi o passivi, grandi o piccoli?
Ai problemi di costi degli investimenti che affliggono molti strumenti finanziari non si sottraggono alcuni dei prodotti preferiti dai risparmiatori, come i fondi comuni di investimento, in particolare quelli azionari.
Non sempre chi li propone mette a conoscenza i sottoscrittori di alcune strategie per comprimerne gli oneri: tra queste strategie c’è il cosiddetto “fund picking”, cioè la selezione accurata di un fondo rispetto agli altri.
È uno dei “trucchi” che sono utilizzati da società di gestione del risparmio e banche per aumentare i costi per i risparmiatori e ridurne i rendimenti.
L’analisi
Secondo una analisi sui rendimenti e i costi dei fondi comuni e degli Etf azionari pubblicata il 10 settembre scorso dall’Esma, l’associazione europea delle autorità di controllo dei mercati finanziari, alla fine del 2018 la dimensione del mercato di questi strumenti nella Ue ha raggiunto i 2mila 500 miliardi di euro. Gli Etf che investono in azioni ammontano a 368 miliardi di euro.
Tra il 2014 e il 2018, la quota di fondi azionari a gestione passiva e Etf azionari è aumentata in modo significativo.
I fondi azionari attivi rappresentavano quasi il 75% del mercato complessivo nel 2018. I fondi passivi e gli Etf rappresentavano rispettivamente il restante 10% e 15%, in aumento solo dell’8% e del 10% nel 2014.
Tra il 2014 e il 2018, le masse gestite dai fondi passivi e dagli Etf sono aumentate rispettivamente del 61% e dell’85%, mentre quelle dei fondi azionari a gestione attiva sono aumentate del 16%, a dimostrazione di un significativo spostamento verso la gestione passiva.
Nel 2018, le masse sono diminuite in tutte e tre le categorie. Il calo è stato rilevante in particolare per i fondi azionari attivi (-13%) mentre più limitato per quelli passivi (-3%) e Etf (-2%). Questa diminuzione è correlata al calo delle valutazioni del mercato azionario, probabilmente parzialmente compensato dagli afflussi di fondi passivi ed Etf.
Di cosa preoccuparsi
Le preoccupazioni in materia di protezione degli investitori riguardano i vantaggi e i costi dell’investimento in strategie azionarie attive e passive o, in altre parole, la performance dei fondi azionari attivi rispetto ai propri benchmark o rispetto ai fondi passivi e agli Etf, prima e dopo i costi.
La preoccupazione è ancora maggiore quando si considerano in particolare i piccoli risparmiatori che hanno meno accesso alle informazioni prima della sottoscrizione di questi strumenti e quindi potrebbero essere più esposti alle perdite rispetto agli investitori informati.
Attraverso tutti gli orizzonti temporali, concentrandosi sul periodo dal 2009 al 2018, la performance lorda è in media leggermente superiore per i fondi azionari a gestione attiva rispetto ai fondi azionari a gestione passiva e agli Etf azionari.
Sull’orizzonte di sette anni, la performance lorda dei fondi attivi è in media del 10,4%, contro rispettivamente il 10,3% e il 10% per i fondi passivi e gli Etf. Sui tre anni, la performance lorda è stimata in 5,8% per i fondi attivi e 5,5% e 5,6% rispettivamente per i fondi passivi e gli Etf.
E la prestazione netta?
L’immagine è diversa quando si considera la prestazione netta. Concentrandosi sull’orizzonte triennale, la performance netta per i fondi azionari a gestione attiva scende a circa il 4% e per i fondi passivi e gli Etf a circa il 5%.
Dati simili valgono anche per orizzonti temporali più lunghi. In media le commissioni di gestione rappresentano oltre l’80% dei costi e delle commissioni totali per i fondi attivi.
Per i fondi passivi e gli Etf, queste le commissioni di gestione sono pari rispettivamente circa al 70% e al 45%. Per i fondi gestiti attivamente, questi costi sono molto più elevati rispetto ai fondi passivi e agli Etf. Mentre per i fondi a gestione attiva le commissioni di gestione sono, in media, intorno all’1,5 per cento, per i fondi passivi e gli Etf si aggirano attorno allo 0,3%.
La performance dei fondi
Quanto alla performance dei fondi gestiti attivamente rispetto ai benchmark (i parametri di riferimento) indicati nei prospetti, nel periodo 2009-2018 la performance dei fondi azionari attivi supera i benchmark in termini lordi, senza cioè considerare i costi: 10,6% rispetto al 10% sui sette anni e 10,5% rispetto al 9,8% sui 10 anni.
Su orizzonti di investimento di un anno, tuttavia, le performance lorde sono uguali tra i fondi gestiti attivamente e i relativi parametri di riferimento: circa il 5,7% in tre anni e l’1,8% in un anno.
Sulle performance nette che considerano l’effetto dei costi, invece, i fondi attivi sottoperformano i loro parametri di riferimento. Su periodo di tre anni, la performance netta è appena sopra il 4% per la gestione attiva, mentre raggiunge il 5,7% per i loro benchmark.
Dunque la performance lorda è fortemente ridotta dalle commissioni di gestione che riducono i rendimenti lordi in media dell’1,5 per cento. Ciò implica che, concentrandosi sull’orizzonte di un anno, tenendo conto solo delle commissioni di gestione, i rendimenti scendono allo 0,4% (0,2% quando vengono incluse nei calcoli anche le commissioni di sottoscrizione e di rimborso/uscita).
Inoltre, i rendimenti sono molto più volatili dei costi degli investimenti nel tempo.
Ciò implica che, quando i rendimenti lordi sono inferiori, i costi degli investimenti hanno un impatto maggiore sulla performance. Nel 2018, quando le performance azionarie sono state molto basse e persino negative per la maggior parte dei fondi, i costi totali hanno assorbito circa il 90% dei rendimenti lordi.
Nel triennio tra il 2016 e il 2018, i costi totali hanno assorbito il 29% dei rendimenti lordi, poiché il calcolo del rendimento triennale includeva il 2017, anno nel quale le valutazioni azionarie erano molto elevate.
Al termine dell’analisi, l’Esma conclude che i fondi azionari attivi hanno sottoperformato in media, in termini netti, rispetto ai rendimenti ottenuti negli stessi periodi dai fondi azionari passivi, dagli Etf e dai loro benchmark.
Anche per quanto riguarda il primo quartile (cioè il miglior 25%) in termini di rendimento dei fondi azionari a gestione attiva, questi hanno sovraperformato i fondi azionari a gestione passiva prima e dopo i costi, nonché i loro parametri di riferimento.
Ma non è facile identificare quali fondi azionari a gestione attiva compongano questo “quarto migliore”, perché la composizione di questo insieme cambia nel tempo e che gli investitori hanno solo limitate opportunità di sceglierli, il che limita la loro capacità di ottenere performance superiori costantemente alla media dei fondi azionari gestiti attivamente.
Un’altra scoperta dello studio dell’Esma è che i fondi azionari di dimensioni maggiori in termini di masse gestite tendono a sovraperformare rispetto a quelli più piccoli in termini di masse gestite, soprattutto su base netta.
Tuttavia, anche i fondi azionari attivi di grandi dimensioni hanno performance nette inferiori a quelle dei fondi azionari passivi.
Costi degli investimenti: per concludere
La ricerca condotta dall’Esma arriva dunque a una conclusione: quando si analizza la relazione tra rendimenti lordi e commissioni di gestione per l’intero segmento dei fondi comuni azionari della Ue (sia quelli a gestione attiva che quelli a gestione passiva), si osserva che i costi più elevati non corrispondono a prestazioni più elevate. In altre parole, non c’è alcuna correlazione tra i costi del fondo e i suoi rendimenti.
Anche queste caratteristiche dei fondi azionari, come pure la mancata proposta di scelta nell’universo dei fondi investibili, consentono alle Sgr e alle banche di spremere commissioni maggiori ai risparmiatori, riducendone al tempo stesso le possibilità di rendimento.
Tutte informazioni che è possibile verificare dall’analisi dei rendimenti annuali, se correttamente redatti: un esame che Trasparenza & Investimenti consente gratuitamente.
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